Periodo "Novecento"

A

lla fine degli anni ’30 elaborò i bozzetti per il Premio Bergamo e successivamente quelli per il concorso dell’E’42 (uno dei quali – “La Roma dei Papi” – è possibile ammirare presso il museo d’arte contemporanea M.A.G.I. ’900 di Pieve di Cento, Ferrara). In queste composizioni di tono novecentista, l’artista accentua i caratteri giĂ  in parte emersi nella scena bellica della figurazione di Terni. Sono ideazioni innovative e complesse che si allontanano dal classicismo composto e narrativo dell’affresco di Palermo e fanno emergere un nuovo dinamismo nel linguaggio energico che si frantuma nella molteplicitĂ  dei messaggi.
Il primo bozzetto, elaborato per lo Scalone d’Onore del Palazzo Littorio di Bergamo, poi bombardato, fu indicato dalla commissione tra i primi quattro vincitori per la successiva selezione che non fu espletata. Tema ispiratore è la vita politica, civile, scientifica e culturale del ventennio fascista, con riferimenti ad episodi movimentati che si articolano intorno ad architetture solenni e ad una emblematica ed eloquente grande figura centrale, personificazione del genio italico. Nel distribuirsi delle scene in una sequenza e su più piani prospettici, la concisa sintesi formale ed Il dinamismo espressivo e virile delle scene militari danno forte carattere alla composizione che si svolge in modo serrato e unitario, con riferimenti futuristi. Geometrica razionalità e cromatismo sobrio ed omogeneo sono impreziositi da luminosità dorate e tonalità verdastre e ocra che plasmano le figure evidenziandole, come in un bassorilievo.
Nel 1940 partecipò al concorso per i mosaici da realizzare nel Palazzo dei Congressi all’E.U.R., sul tema “ Sacrario dell’idea di Roma”. I quattro bozzetti a tempera, ciascuno in due versioni di dimensioni diverse, furono apprezzati insieme a quelli del gruppo Quaroni, Guerrini, Gentilini, Capizzano che poi si aggiudicò il lavoro.
Essi seguono stilisticamente la novità compositiva già registrata nel bozzetto del “Premio Bergamo”, ma l’ansia di annotazioni di quel grande insieme si ricompone ora nella compostezza di uno schema più architettonico in cui i dati storici, dal periodo repubblicano, attraverso l’età imperiale e papale, all’impero fascista, sono ordinati secondo una misura creativa e logica al tempo stesso.
Le scene, popolate di figure e simboli, sono disposte in eleganti composizioni trapezoidali che indicano il progredire delle vicende nel tempo, secondo la trama propria dell’artista in questo periodo e coerentemente con la sua concezione idealisticamente positiva della storia. Inquadrati su sfondi o in architetture verticali, gli insiemi si isolano nel loro significato ideale e storico e al tempo stesso colloquiano nell’ordito che li lega in una visione unitaria. Protagonista, pur se non sempre vincente, è l’uomo tenace nel perseguire i suoi ideali: individuo volitivo da cui scaturisce il movimento del progresso futuro, e collettività attiva nell’entusiasmo dell’azione, che tuttavia può travolgere i singoli.
Questa convinzione, sottilmente amara, si riflette nell’essenzialità delle forme, espressa nella verticalità dell’albero isolato ed emblematico e nei gesti rigidi ed eloquenti, a volte appena tratteggiati e chiaroscurati: modernità di concezione che, mentre interpreta l’attualità della pittura metafisica e futurista, guarda al passato facendo sentire nel disegno geometrizzante l’ eco arcaica dei bassorilievi assiri e persiani.
E’ in queste composizioni che l’artista “potĂ© registrare una ancora piĂą decisa definizione del colore” ( Vedi “Cammino” in catalogo “Arduino Angelucci”-1979). Sull’oro dei fondi le quattro composizioni si muovono come per la scalata di brune alture rocciose nei cui anfratti e ripiani i gruppi sembrano recitare un dramma concitato, accentuato da colori dalla valenza simbolica che articolano il ritmo pittorico; esigenza espressiva e contemporaneamente pura ricerca estetica fanno emergere lumeggiature di bianco pastoso e modulato e gridi di rosso e oro.