Palazzo del Governo di Rieti - Affresco

Anni 1930-31

N

el 1931 gli venne affidata la decorazione della sala d’ingresso nel Palazzo del Governo di Rieti.
Realizzata nella sala d’aspetto della sede dell’appena costituita Provincia di Rieti, l’opera rappresentò la sua prima realizzazione figurativa nella città. Pur elaborata secondo canoni riecheggianti il carattere stilistico del palazzo, mostra già evidenti e maturi alcuni aspetti estetici distintivi dell’artista, allora appena trentenne: la precoce maestria nella distribuzione degli spazi, la padronanza grafica e pittorica, la capacità plastica. Da essa ha inizio un lungo e coerente cammino di ricerca formale e cromatica verso una produzione in cui la solennità scultorea dell’arte mediterranea del primo decennio, si stempererà successivamente nel lirismo della modulazione morbida dei tratti e dei panneggi, accendendosi infine di smaltato cromatismo.
Sull’impianto architettonico del soffitto a botte, e sulle pareti arricchite solo dal severo e suggestivo portale di fondo, si dispiega la ricchezza della decorazione, che rivisitando intenzionalmente esperienze artistiche del passato, fa di questa sala rettangolare un ambiente di respiro antico, quasi archeologico .
Nella complessa ornamentazione niente è lasciato al caso, tutto è studiato e composto con quella razionalità geometrica che interpreta la struttura della stanza coordinando con virtuosismo gli elementi stilistici, tra cui incastona vedute paesaggistiche, festoni , stemmi. Questa capacità mostra la naturale attitudine di mio padre per le grandi composizioni, tale da spingerlo a prepararsi in modo adeguato, affrontando anche gli studi di architettura che lo avrebbero guidato nella distribuzione delle masse, delle geometrie e delle stesse campiture cromatiche.
I riferimenti ai miti e ai dati antiquari, unitamente agli elementi architettonici, si concertano in un insieme classico per tema ed armonia, ma l’ ispirazione rinascimentale e manierista non soffoca la fantasia e l’umanità dell’artista, che sono ben presenti nei vividi e freschi festoni, conserti di occhieggianti, teneri fiori e frutti degli orti reatini, e nelle pacate vedute paesaggistiche, ricche di quell’atmosfera silenziosa e struggente presente nei ritratti e nature morte di questo periodo. L’ammirazione lirica per la propria terra e i paesaggi solitari e metafisici , dimostrano che questa non è solo pittura colta e di rievocazione; infatti, soffusi di una luce autunnale sobria e pacata, nascono dall’interpretazione sentimentale di insiemi architettonici lontani nel tempo, quasi secenteschi o romantici. Narrano di ambienti in cui si svolgeva una vita quotidiana modesta, con la narratività popolare dei romanzi del ‘600 e dell‘ ‘800.
Sono significative nel messaggio civile e culturale anche le due figure monocrome di illustri reatini, Varrone e Vespasiano; collocate in finte nicchie, appaiono statuarie, ma calibrate nella volumetria: il gusto e la sensibilità commisurano e rifiutano eccessi, esprimendosi sobriamente, nella misura di un’interiorità assorta.
I due solenni personaggi rappresentano la virtus e la dignitas umana, tema cui fanno da corollario le narrazioni mitiche delle origini della città, qui rappresentate in quattro tondi monocromi dal carattere plastico e dinamico, dove gli episodi si inseriscono assecondando magistralmente la curvatura della cornice in un movimento che sembra voler svincolare le figure, modulate e sbalzate su più piani come bassorilievi. Tra essi notevole la rappresentazione del Ratto delle Sabine.
E il mito non è solo rievocazione colta, ma proiezione di valori eterni.


….In questa pittura a tempera non sai più se ammirare la bella nonché difficilissima prospettiva della base del soffitto, immaginata in una fascia architettonica settecentesca, interrotta da mensole, o la vaghezza delle tinte o gli scorci dei finti stucchi o la sapiente composizione di alcune formelle. Ne risulta un complesso armonioso e, direi quasi, grandioso che fa onore all’artista trentenne.

- Lorenzo Perotti – dal "Il progresso sabino", sez. "Artisti reatini" - Marzo 1949