Quadri dagli anni Cinquanta alla fine degli anni Settanta

Un catalogo pubblicato dall’Amministrazione Provinciale di Rieti e curato dallo stesso artista, mostra in ordine cronologico, tra le varie riproduzioni, la pittura da cavalletto a olio, a tempera, a pastello. Una produzione non copiosa, visto il tempo dedicato alle figurazioni parietali, ma significativa e coinvolgente nei risultati che cercava con caparbietà scontenta, teso verso una ricerca compositiva e cromatica che definiva “studio†perché gli permetteva di raggiungere nuovi traguardi da trasferire sulle opere parietali.
Le prime esercitazioni presso lo studio di Calcagnadoro continuano nel successo delle prove del periodo di Accademia, con opere di carattere realistico e figurativo: magistrali nudi ad olio e nature morte, quale quella delle melanzane in cui si sente l’influenza di Cezanne, si accompagnano a ritratti caratterizzati. Negli anni ’30 l’evanescente veduta del borgo di Rieti precede quelle più intense e calde teorie di case e tetti elaborate negli anni ’40 sulla scia della Scuola Romana, e la successiva veduta metafisica di una piazza solitaria.
In quegli anni un atteggiamento intimistico produce la raffinatezza dei mezzi toni nel dipinto “Specchio con guanti†e la composizione “Cornice e barattolo†che annuncia colori più vivi. Tenerezza e poesia nella rappresentazione simbolica della bambola davanti ad uno specchio rotto; malinconica e solitaria esperienza metafisica alla Morandi la composizione con bottiglia dai colori spenti o l’insieme di pentola e bottiglia: è il periodo dell’interiorità silenziosa e dello sfumato dei ritratti a pastello. Oltre ad una espressionistica composizione in bianco e nero: “Terroreâ€, si accompagna a queste opere una commossa produzione a pastello di argomento sacro, tra cui il distrutto cartone della vetrata per la quadrifora della chiesa di S. Francesco, Annunciazioni e stazioni di una Via Crucis, di cui colpiscono l’espressività ed il sentimento filtrato attraverso accorgimenti pittorici sottili e squarci di colore su zone scure. Sono contemporanee le elaborazioni sul tema di Leonardo ed Archimede che conciliano in modo superlativo costruttività logica e creatività; l’artista scompone il colore e la forma nelle trasparenze trasognate di un personale astrattismo. Elaborazioni fantasiose e colte svolgono su tavola temi ideati per il bozzetto relativo al concorso per una decorazione nella stazione Termini; in esse il simbolismo si trasforma in decorativismo per l’uso del colore che si articola con raffinata sottigliezza: l’artista sente la suggestione dei miti e ne esprime la bellezza con immagini orientaleggianti.
Negli anni ’50 la ricerca cromatica è il problema più pressante e si osserva soprattutto nell’elaborazione del particolare di un bozzetto per vetrata, in cui la stilizzazione geometrica scandisce la forma ed il colore con robustezza nuova. Composizioni poetiche dall’atmosfera rarefatta dove le immagini perdono corposità per la trasparenza del colore, hanno per motivo ispiratore i fiori; pittura ancora trasognata, anche se pastosa, alleggerisce, nella natura morta del ’53, la consistenza degli oggetti: frutta, brocca e bottiglia, immergendoli nei riflessi di un’aria ovattata, la stessa delle figurazioni parietali contemporanee.f
Esaurita quell’esperienza, negli anni ’60, il pittore si orienta verso definizioni più nette, in composizioni materiche in cui lo spazio è cadenzato da forme sospese e colori che si richiamano in un discorso unitario: è il realismo magico di oggetti che si librano con libertà sul rigore geometrico dei fondi opalescenti e velati, ottenuti con sapiente tecnica pittorica. Il fascino della pittura metafisica non è dimenticato, sostanziandosi di silenzio enigmatico denso di toni; ne sono esempi significativi l’opera â€Nuovi miti†e le altre composizioni in cui su un fondo di carte colorate accanto a libri si staglia o una statuina dorata o un’anfora o teste modellate dall’artista stesso. Motivi geometrici contribuiscono ad accentuare l’aria di mistero e alla scansione intensa del colore.
L’accordo tra gusto pittorico e senso architettonico si spinge fino alla produzione di dipinti su tavola costruiti con figure piane che si sovrappongono e si intersecano per consentire una composizione di assoluto cromatismo, trasparente e brillante nei contrasti.
L’accensione e campitura del colore composto costituirà la base per l’armonia pittorica dell’ultima opera parietale presso la Cassa di Risparmio di Rieti e le opere ad olio su tavola elaborate per la chiesa Regina Pacis, nelle quali Arduino Angelucci mostra di prediligere la linea ai volumi: il Crocifisso nel presbiterio ed il Trittico nella cappella di destra . In sostituzione del previsto e non realizzato Battesimo di Cristo, nel battistero fu collocato , dopo la morte dell’autore, il cartone del Buon Pastore elaborato per il mosaico della cappella di famiglia.
I dipinti furono studiati e realizzati per l’inserimento calibrato in un ambiente moderno e strettamente architettonico. Il crocifisso ci mostra il Risorto con i simboli del martirio. L’espressione pensosa e fissa, i colori timbrici e serici, la finezza del lineare panneggio ne fanno un’immagine ieratica e austera, classica per qualità pittorica e moderna per impostazione e resa di colore. La stessa cura nel plasmare i gesti e le vesti nel Trittico, ma maggiore espressività nel delineare le fattezze fisionomiche, lontane dalla consueta iconografia; stilizzato simbolismo e toni sobri caratterizzano le figure dei Santi, lasciando emergere nel centro l’ immagine giovanile e quasi baldanzosa di Cristo, vestito di rosso su un fondo dorato piatto su cui sono lumeggiati i simboli eucaristici. Insieme vibrante e luminoso che dà preziosità alla cappella. Tra le realizzazioni riguardanti la chiesa è da considerare la stilizzata monocromia delle vetrate che fonde gusto architettonico e pittorico.
Negli anni ’70, dopo l’esperimento di qualche prova informale, l’artista si volge di nuovo verso composizioni di significato spirituale in cui la forma è definita solo dal colore. Alcune Deposizioni illustrano con profonda espressività questo momento: una sintesi a pastello costruisce il supremo abbandono del corpo di Cristo con luminose tonalità verdastre tra tinte violacee; una compatta elaborazione articola intorno a Cristo una serie di simbolici personaggi, definiti con plasticismo espressionista in bianco e nero; per quest’ultima composizione l’artista eseguirà in formato ridotto più prove di colore che smaterializzano la forma , accentuano l’espressività e con luminescenza cangiante potenziano il movimento rigido delle figure sul fondo piatto; una ulteriore interpretazione volta all’essenzialità espressionista, isola le figure intorno a Cristo e semplifica i corpi scarni in rigidi panneggi, su fondi policromi piatti.
Negli ultimi due anni di vita l’artista elabora a spatola composizioni i cui elementi, di forma per lo più quadrangolare e disposti in modo studiato, dividono il piano con campiture cromatiche materiche dai toni robusti, composti con perizia per ottenere risultati quanto più intensi.